giovedì 4 febbraio 2010

IN AZZURRO CON LO JIANZI

di Enrico Costantino







Lo Jianzi, ufficialmente noto ai più come Shuttlecock, è uno sport antichissimo: quando nel 1848 H. de Winton e J.C. Thring, con la loro cricca di amici di Eton, stilarono le prime regole ufficiali di quello che negli anni a venire sarebbe divenuto lo sport più diffuso e conosciuto nel mondo, in Cina ci si dilettava con il volano da quasi 2400 anni, grazie al sagace intuito della dinastia Han.
Una parentela con il Badminton è innegabile, la matrice comune è piuttosto marcata (oltre alla presenza dello strumento protagonista del gioco, il volano appunto), ma nello Jianzi non si usano racchette, mazze o strumenti curiosi. Lo scopo del gioco è spedire il volano al di là della rete (Jianzi Competition) o compiere evoluzioni al limite dell'impossibile (Freestyle), il tutto, rigorosamente, con il solo uso sapiente degli arti inferiori. Le regole di base, riprendono quelle del Badminton tradizionale e la competizione si svolge singolarmente, a coppie o in squadre da tre.
Se in Europa lo Jianzi, o Shuttlecock, ha cominciato la propria diffusione verso la metà degli anni '90, specialmente in paesi come la Polonia e la Germania, la Federazione Italiana Jianzi (F.I.Ji) ha visto la luce solo nell'Aprile del 2008, grazie all'impegno e alla volontà di un combattivo gruppo di appassionati, capitanati dall'attuale presidente della Federazione: Luca Muzzioli.
Ma per quale motivo lo Jianzi può considerarsi uno sport "Jerome", cucito a misura sulle esigenze del nostro gentiluomo squattrinato? Per dare una risposta a questa e alle mille domande che potrebbero assalire un lettore incuriosito, ho chiesto la consulenza di Luigi Russo, tesserato F. I. JI e membro della Nazionale Italiana di Shuttlecock, capace, agli Open di Ungheria del 2008, di imporsi contro l'Inghilterra nel primo match assoluto della propria storia.
Innanzitutto il costo: un volano da competizione si aggira intorno ai 5 Euro, non si richiede alcun abbigliamento specifico (ovvio, forse sarebbe il caso di evitare di presentarsi in palestra in smoking...) e la rete, nell'eventualità che il freestyle non fosse il vostro pane quotidiano, può essere acquistata per una cifra facilmente ammortizzabile in poche sessioni d'allenamento.
Secondo punto, fondamentale, le prospettive: la Nazionale Italiana Shuttlecock, data la sua giovane età, non dispone ancora di un bacino di giocatori paragonabile a quello degli sport maggiori ed è ovviamente alla ricerca di nuove leve per rimpinguare le proprie fila con giocatori all'altezza; non so voi, ma io ho sempre sognato di poter un giorno indossare la maglia della Nazionale Italiana, rappresentando in campo il mio paese come un Paolo Rossi sovrappeso. Lo Jianzi viene incontro a questo sogno e arriva dove gli sport tradizionali non possono e non vogliono. Dure sessioni d'allenamento: impegno, sudore e dedizione, iscrizione al Campionato Italiano, piazzamento di rilievo come singolo, doppio o squadra a tre e il gioco è fatto, il sogno di una convocazione in Nazionale potrebbe schiudersi dinnanzi a voi.
Una nota a latere piuttosto interessante: è al vaglio l'ipotesi di inserire lo Jianzi fra gli sport Olimpici: riuscite ad immaginare una passeggiata di piacere attraverso le strade del Villaggio Olimpico, fra un occhiolino ad Usain Bolt e un gavettone a Michael Phelps? Ne sono convinto, lo Jianzi (o Shuttlecock, chiamatelo come vi pare) è lo sport del futuro, ci si vede faccia a faccia sul campo, e non farò sconti a nessuno.






1 commento:

Anonimo ha detto...

temporarily carrolls commission artifact feels groups importation brand transferable literary factnearly
lolikneri havaqatsu